Firehead è la società di recruitment di comunicatori digitali leader in Europa.
Da qualche mese a CJ Walker, amministratrice e fondatrice di Firehead (i suoi capelli rossi hanno ispirato il nome dell’azienda…)
arrivano numerose richieste da parte di multinazionali che cercano giornalisti professionisti in grado di raccontare all’esterno (ma anche a sé stessi) che cosa accade tra le “quattro mura” aziendali.
E la richieste sono talmente in impennata che CJ Walker ha pensato bene di produrre un vero e proprio starter kit per gli aspiranti brand journalists.
Brand journalism – dice CJ Walkers – non significa scrivere “in uno stile giornalistico” ma significa “creare contenuti giornalistici” per un’azienda.
Come?
Con le buone regole del giornalismo, quelle di sempre: indagare, verificare, spiegare.
Noi aggiungiamo che quanto più un giornalista avrà avuto esperienza di giornalismo d’inchiesta, tanto più sarà capace di creare storie appetibili e vere.
Il primo problema con cui si scontra un brand journalism è però quello della sua libertà e la sua deontologia, perché anche se lavora “per” un’azienda lo fa sempre “al servizio” del lettore.
Le due posizioni non sono inconciliabili.
Dice CJ Walker: “La trasparenza è fondamentale perché i lettori possano avere fiducia nel brand journalist e questi possa fugare ogni pregiudizio iniziale”.
Anche nel brand journalism dunque c’è un solo ed esigente datore di lavoro: il lettore.