Come è strutturata la comunicazione sanitaria? Le aree comunicative interessate sono due:
1. Quella interpersonale medico-paziente;
2. Quella pubblica, che a sua volta comprende differenti modi dell’interazione: quella con la popolazione nel suo complesso (che avviene attraverso i media) e quella con i suoi rappresentanti e gli utenti del servizio sanitario.
E’ una questione di importanza rilevante sviluppare una strategia comunicativa unitaria e coerente fra questi due comparti apparentemente distinti.
La comunicazione pubblica deve essere organizzata e avvalersi delle strutture previste dalla legge 150/2000, quali l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP), l’Ufficio Stampa e altre strutture che svolgono attività di comunicazione per specifici settori.
Si avranno quindi servizi di Educazione alla Salute, alla Prevenzione, di Marketing sociale, di front-office necessari a garantire la miglior comunicazione possibile con i propri utenti e a dare un’immagine aziendale aperta all’ascolto. Di competenza di queste strutture comunicative è anche la gestione del reclamo, dove il comunicatore specializzato è in grado di garantire imparzialità e trasparenza.
La mancanza di strategia e organizzazione diventa evidente in quest’ambito durante i momenti di criticità come, ad esempio, quella di gestione delle emergenze epidemiche: momenti durante i quali è importante incanalare la comunicazione verso la corretta informazione che altrimenti potrebbe essere strumentalizzata ai danni della collettività, creando panico e allarmismo. URP e Uffici Stampa, dunque, si configurano come funzione aziendale obbligatoria e non una libera scelta organizzativa. L’azienda potrà poi adattare la comunicazione alla propria complessità organizzativa, alle caratteristiche del territorio e dei suoi abitanti. Ma sempre nel solco tracciato dalla legge 150/00.