Quali opportunità dà al paziente-utente una corretta comunicazione sanitaria? Si occupano di spiegarlo anche le istituzioni. Già il Piano Sanitario Nazionale (PSN) del 2003-2005 valorizzava l’importanza della comunicazione quale leva strategica per le politiche di prevenzione e promozione della salute, mentre il PSN del 2006-2008 individuava fra gli obiettivi fondamentali quello di un maggiore coinvolgimento dei cittadini e di una migliore gestione dei rapporti con gli utenti dei servizi. Il PSN 2013-2014 dà largo spazio sia al ruolo fondamentale della comunicazione e dell’informazione, sia al concetto di empowerment.
Si tratta di un tema caro anche alla comunità internazionale, che in una serie di occasioni ufficiali ha chiarito il ruolo della comunicazione nei sistemi di tutela della salute. Di partecipazione, ad esempio, si parlava alla conferenza di Alma Ata del 1978: «Le persone hanno il diritto e il dovere di partecipare individualmente e collettivamente alla progettazione e alla realizzazione dell’assistenza sanitaria della quale hanno bisogno»; così come nella Carta di Ottawa, la prima Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute tenutasi nel 1988, che spiega come «Le aspettative per la salute non possono essere garantite solo dal settore sanitario (…) è necessaria un’azione coordinata da parte di tutti gli attori coinvolti».
Indicazioni più precise arrivano, però, dalle Raccomandazioni di Adelaide (1988) che invitano a «Sviluppare sistemi di informazione sulla salute che agevolino l’assunzione di decisioni informate per l’implementazione di una di una politica pubblica per la salute (…) e aiutare i mezzi di comunicazione a interpretare le complesse questioni politiche (…) con un approccio che privilegi la consultazione e la mediazione»
Ma perché creare un sistema condiviso di informazione sulla salute? «Le conoscenze sulla salute favoriscono la partecipazione – cita la Dichiarazione di Jakarta (1997) – l’accesso alle informazioni è essenziale per ottenere una partecipazione efficace e attribuire maggiori poteri alla comunità decisionale e agli individui». Più potere agli individui, più salute. E viceversa. Giusto, no?