Abbiamo già accennato ad alcuni degli ostacoli che intercorrono nel binomio comunicazione/sanità:
– la difficoltà oggettiva di valutare l’efficacia di una buona comunicazione sanitaria. I risultati non sono immediati, lo scetticismo alto;
– i fondi destinati alle campagne e ai piani di comunicazione sono spesso scarsi e non destinati a specialisti del settore;
– quando c’è, il piano comunicativo è più improntato alla “vendita” di un prodotto, dimenticando il vero obiettivo che dà maggiori risultati: l’empowerment della propria utenza;
– negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso quel fenomeno noto nella letteratura anglosassone come “disease mongering”, il “marketing della malattia” (e non della salute!)
Oggi l’urgenza è quella di cambiare rotta, non solo per un’etica dell’informazione medica, ma anche perché è l’utente che lo richiede.
Perché l’utente, oggi, ha uno strumento potente e universale: il web. Comincia a capire la propria importanza, a fare delle scelte, a capire le strumentalizzazioni e, automaticamente, esclude chi le attua. Oggi, vince chi fornisce un servizio trasparente e professionale.